Eleonora Duse (1858-1924) aveva compreso molto bene le potenzialità del cinema e ne diffidava: le uniche immagini in movimento che rimangono di lei sono quelle del film Cenere di Febo Mari, tratto non da un classico del suo repertorio ma da Grazia Deledda. Ma la memoria della sua arte teatrale è stata tramandata per diverse generazioni, e Bergamasco ne cattura gli ultimi bagliori: come quando intervista la splendida Ellen Burstyn, allieva di Lee Strasberg, il fondatore dell’Actors Studio, che riuscì a vedere la Divina dal vivo. Tra materiali d’archivio imperdibili (Luchino Visconti intervistato da Lilla Brignone) e giovani attrici che si confrontano con il mito, Bergamasco realizza un film che è un viaggio nel tempo, un autoritratto obliquo e discreto, un’affascinante indagine nel mestiere di recitare.